A tavola con i Promessi Sposi.
Gli alunni delle classi 3D e 3F a tavola con i Promessi Sposi alla scoperta dei piatti tipici e dei costumi della società del tempo.
Gli alunni delle classi 3D e 3F della scuola secondaria di primo grado hanno vissuto un’esperienza molto singolare che ha permesso loro di sedersi alla tavola dei Promessi Sposi, di gustare le pietanze tipiche del tempo e di scoprire le usanze legate al cibo.
Oggi il cibo è un argomento alla moda, come dimostrano i molti programmi di cucina offerti quotidianamente dai palinsesti televisivi, le molte riviste e i tanti volumi presenti sul mercato editoriale, i numerosi eventi organizzati annualmente nelle varie parti del mondo.
Molto spesso il cibo ha rappresentato anche uno spunto letterario di grande importanza, anche per i diversi valori culturali, umani e sociali che entrano in gioco nella sua preparazione.
Quest’anno il progetto lettura d’Istituto ha dedicato un’unità di apprendimento all’interno del curricolo verticale di educazione civica proprio all’alimentazione e al cibo nella letteratura.
Come primo step di questo percorso gli alunni delle classi 3D e 3F guidati dalla professoressa di italiano Barbara Pedrazzi si sono soffermati ad analizzare l’importanza del cibo nei Promessi Sposi.
Punto di partenza di questa scoperta è stato come sempre il libro, in questo caso il testo di Luisa Vassallo dal titolo A tavola con Renzo e Lucia. Ricette e Menu dal mondo dei Promessi Sposi.
Nei Promessi sposi, il tema della fame e quello del cibo sono trattati con una credibilità e un rigore nuovo rispetto alla narrativa precedente. La fame, caratteristica dei poveri e dei villani, era spesso affrontata in modo comico (pensiamo alle maschere popolari di Pulcinella e Arlecchino), mentre con Manzoni diventa uno strumento essenziale per la costruzione del paesaggio realistico attorno ai personaggi e il fondamento di una nuova concezione etica in grado di perlustrare profondamente l’idea di essere umano.
La questione, infatti, coinvolge la vita intima dell’uomo in quanto, se viene a mancare il cibo, si perde anche il senso di umanità: la descrizione dell’assalto ai forni, per esempio, può essere intesa come un affresco dettagliato ma violento, un quadro a tinte sempre più fosche. Alcuni conservano la farina nelle casse, altri nelle botti o nelle caldaie; per le strade, con un tocco tanto macabro quanto realistico, si incontrano cadaveri con le bocche piene d’erba masticata, un ultimo, tragico, pasto prima della morte. Manzoni racconta la morte dell’umanità, ormai priva di quella materia prima necessaria per sopravvivere: la fame si accompagna a improbabili ricettari con piatti a base di riso impastato con orzo, segale e veccia, erbe di prato amare, cortecce d’albero con un po’ di sale e acqua di cattiva qualità (capitolo 28).
In molti episodi del romanzo Manzoni ricorre al cibo per dare vita ai personaggi e alle scene.
Gli alunni delle due classi hanno avuto il compito di rintraccare nel romanzo i vari passaggi nei quali fosse presente la tematica del cibo.
La venne finalmente, con un gran cavolo sotto il braccio… Perpetua, ad esempio, appare per la prima volta nel romanzo (nel capitolo 2) così, con quel cavolo enorme: un’immagine destinata a rimanere nella memoria di tutti i lettori. Anche la scena nella casetta di Tonio (capitolo 6) è significativamente rappresentativa dell’ attenzione al contesto storico e all’ambientazione realistica che lo scrittore milanese intendere dare al romanzo. Manzoni crea un ritratto che, se da un lato consolida la questione della carestia, dall’altro testimonia la vita reale degli umili della civiltà contadina. Quando entra nella cucina di Tonio, Renzo trova il padrone di casa che, con un ginocchio sullo scalino del focolare, sta rigirando una piccola polenta e intorno a lui, tre o quattro ragazzetti aspettano.
In attesa stanno anche la moglie di Tonio, la madre, un fratello, e un convitato invisibile che domina la scena: la fame, quella antica di chi ha poco e deve dividerlo con altri. La polenta era un alimento basilare nella dieta contadina delle valli e della pianura lombarde, tanto che Tonio non vede l’ora di poter riavere la collana d’oro della moglie data in pegno a don Abbondio per poterla barattare in tanta polenta.
Anche nel capitolo 24, Lucia, dopo tutte le sue disavventure, è accolta nella casa del sarto. E’ domenica di festa per l’arrivo dell’arcivescovo di Milano e in pentola bolle il cappone il cibo più pregiato, protagonista indiscusso della tavola nelle grandi occasioni o nelle ricorrenze più sentite.
Dopo aver svolto questo lavoro di approfondimento gli alunni delle due classi hanno affiancato allo studio la pratica, divertendosi a realizzare un menu, un ricettario o una presentazione multimediale. Qualcuno più coraggioso ha anche provato a realizzare a casa alcune delle ricette del tempo.
L’esperienza è stata molto interessante e stimolante. La lettura, l’educazione civica e la pratica laboratoriale hanno permesso ancora una volta ai nostri alunni di imparare in maniera creativa.
Il nostro percorso però è appena all’inizio: dall’ Ottocento ai nostri giorni scopriremo altri risvolti e curiosità che hanno accompagnato le nostre tavole.
Continuate a seguirci i prossimi inviti saranno a pranzo con i Malavoglia e con Gabriele D’Annunzio.