Letture per non dimenticare!
Il progetto lettura d’Istituto come occasione per ricordare le vittime della Shoah
Per la giornata della Memoria gli studenti dell’Istituto comprensivo “Antonio Gramsci” hanno intrapreso sin dall’inizio dell’anno scolastico un lungo viaggio tra le radici della Shoah attraverso la lettura dei testi di quanti sono stati testimoni di quel drammatico periodo storico.
Ancora una volta il progetto lettura ci ha offerto gli strumenti per conoscere, discutere, parlare, scoprire e, soprattutto, ricordare.
Il male, rappresentato da Auschwitz e dalla Shoah, “è pronto a risvegliarsi, come un virus micidiale”. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia nel Quirinale dedicata al Giorno della memoria, “Le donne della Shoah”, e mettendo in guardia gli italiani dal pericolo più grande: l‘indifferenza. “Noi italiani abbiamo il dovere morale” – continua il Capo dello Stato- non solo di ricordare ma anche “di combattere, senza remore e senza opportunismi, ogni focolaio di odio, di antisemitismo, di razzismo, di negazionismo, ovunque esso si annidi. E di rifiutare, come ammonisce sempre la senatrice Liliana Segre, l’indifferenza: un male tra i peggiori”. Per questo il Giorno della memoria non è soltanto una ricorrenza, “in cui si medita sopra una delle più grandi tragedie della storia, ma è un invito, costante e stringente, all’impegno e alla vigilanza”.
Quella della Shoah non va, infatti, affidata alla categoria del solo ricordo ma va collocata all’interno di un più ampio discorso di riflessione e di approfondimento della nostra civiltà contemporanea; di una civiltà che, pur con tutte le sue conquiste, non ha cancellato il concetto di differenza intesa sotto gli aspetti religiosi, etnici, sociali, sessuali per cui i diversi sono, sempre e comunque, gli altri.
Parlando di deportazione e di sopravvissuti il nostro primo ricordo non può non andare a Shlomo Venezia testimone dell’Olocausto che abbiamo avuto la fortuna, il privilegio e l’onore di conoscere. L’incontro del 13 Aprile 2011 ha lasciato un segno indelebile in quanti tra alunni, docenti, genitori e rappresentanti delle Istituzioni erano presenti. Da quando Shlomo Venezia non è più tra noi ci siamo ancora di più sentiti responsabili di trasmettere alle nuove generazioni il suo messaggio, la sua parola, la sua riflessione per non dimenticare mai più. Per poter conoscerne la storia i nostri alunni hanno letto la sua testimonianza raccolta in una lunga intervista che è alla base del suo libro “Sonderkommando, Auschwitz”. La verità sulle camere a gas. Una testimonianza unica.
Shlomo era nato a Salonicco il 29 dicembre 1923. Il padre aveva trasmesso ai figli la cittadinanza italiana, quasi fosse una difesa che avrebbe dovuto proteggerli. In casa si parlava ladino, o meglio, giudeo-spagnolo, ricordo di quel leggendario passato perduto. La famiglia tentò di fuggire durante l’occupazione nazista; furono, però, catturati e deportati ad Auschwitz, dove giunsero l’11 aprile 1944. A Shlomo fu «iniettato» il numero 182727. Passate le prime selezioni, gli fu proposto un «lavoro supplementare» per una doppia razione di cibo. «Se avessi saputo che quel lavoro consisteva nel tirar fuori i cadaveri e portarli al crematorio, avrei preferito morire di fame; (…) quando compresi era troppo tardi». Così ha confessato nel libro Sonderkommando Auschwitz, pubblicato nel 2007 in Italia da Rizzoli e tradotto in moltissime lingue.
Dopo l’incontro con il libro di Shlomo Venezia il progetto lettura ci ha suggerito altri percorsi che vogliamo condividere con i nostri lettori.
In occasione delle giornate di “Libriamoci lettura ad alta voce” a scuola abbiamo proposto ai ragazzi delle classi terze il libro di Liliana Segre “Fino a quando la mia stella brillerà”. La lettura è stata coinvolgente ed interessante e ha stimolato alcuni alunni delle classi 3Ee 3F a conoscere anche un altro testo della stessa autrice, “La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah.”
Rimanendo sul tema delle testimonianze al femminile i nostri alunni hanno trovato altrettanto interessante il libro delle sorelle Bucci edito dalla casa editrice Mondadori “Noi, bambine ad Auschwitz”, e il libro di Daniela Padoan “Come una rana d’inverno: conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz”.
Quest’ultimo titolo ci riporta immediatamente a Primo Levi.
”Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.”
Con questa immagine scarnificata Primo Levi, nel celebre incipit di ”Se questo è un uomo”, si rivolge ai lettori evocando donne spogliate della propria identità, non più padrone di quel corpo, quel grembo che è tramite vivente della relazione con l’altro. Daniela Padoan raccoglie in questo libro le testimonianze di tre donne – Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi – sopravvissute al campo femminile di Auschwitz-Birkenau. L’autrice conferisce alle conversazioni il ritmo di una lucida, accorata narrazione fatta di rimandi e relazioni perché, come dice Giuliana Tedeschi, ”le donne sono maglie, se una si perde, si perdono tutte”. Nella storiografia dello sterminio nazista le donne sono pressoché invisibili, la loro presenza è sovrapposta a quella maschile e su questa si appiattisce. Ma, come è scritto nella Postfazione, ”senza dimenticare per un solo istante che l’obiettivo dei nazisti era cancellare dal mondo gli ebrei, uomini o donne che fossero, riflettere sulla peculiarità delle sofferenze e sopraffazioni patite dalle donne, così come sul loro modo di opporre resistenza e rendere testimonianza, può servire ad allargare di un poco l’ambito di riflessione”.
I piccoli lettori delle classi 1C e 1E, invece, per ricordare il tragico periodo dell’Olocausto, hanno letto in classe un libro dal titolo “La stella che non brilla” di Guia Risari . Nel breve romanzo, la potenza delle parole viene sostenuta dalle delicate e nello stesso tempo drammatiche illustrazioni di Gioia Marchegiani. Si narra di una bambina che trova in soffitta una scatola di latta contenente una stella di stoffa che una volta doveva essere gialla, ma il colore è ormai sbiadito. Quando interroga il padre sulla sua provenienza, questi impallidisce e le promette che sarà il nonno a raccontarle la storia di quella stellina. Quel pomeriggio stesso il nonno arriva a casa proprio per lei e per la storia che aspetta. Non è una storia allegra, anzi è tristissima, e farà piangere la bambina ma, come le dice il nonno, la cosa più importante è sapere e non dimenticare. Il messaggio dell’autrice è proprio quello di rendere consapevoli anche i lettori più giovani delle conseguenze a cui può giungere la discriminazione razziale e dell’importanza della memoria.
“Ricordare.
Devi solo ricordare
perché niente del genere
Possa mai ripetersi”
I ragazzi della 3 F hanno approfondito la tematica delle persecuzioni razziali soffermandosi su un evento storico che ha interessato la città di Roma. Nel romanzo illustrato “Il portico d’Ottavia”, l’autrice Anna Foa, discendente di una delle famiglie ebraiche che più hanno contribuito alla vita civile e politica dell’Italia contemporanea e studiosa dell’età moderna e di storia degli ebrei, racconta di quando si trasferì in un appartamento nel cuore di Roma, in via Portico D’Ottavia e iniziò a chiedersi quale storia nascondesse quel palazzo che nel 1943 era abitato quasi interamente da ebrei. “Era una casa suggestiva e piena di bizzarie, una casa in cui ci si poteva perdere[…]. Il primo protagonista di questo libro è dunque la Casa, con le sue colonne e con le sue mura spesse. Da qui inizia il dramma dei suoi abitanti che la mattina del 16 ottobre del 1943 furono deportati dai nazisti. La rievocazione storica nasce quando davanti all’autrice compare Costanza che lì ha vissuto bambina e che è fuggita quel 16 ottobre lasciandosi tutto alle spalle. Lei e i membri della sua famiglia sono sopravvissuti, ma non per tutti è stato così: tornano allora i nomi, i soprannomi, le parentele, le caratteristiche di ciascuno e l’evocazione di quella mattina in cui i soldati entrarono facilmente perché il portone dello stabile era sfondato da tempo e non veniva chiuso. Il testo è accompagnato dalle immagini di Matteo Berton che – grazie alla scelta cromatica – trasmette la sensazione di una storia che viene dal passato insieme alle impressioni cupe e terribili della tragedia.
Al ritorno dal Viaggio della Memoria ad Auschwitz- Birkenau, organizzato dalla Provincia di Latina e il Miur, gli alunni Nicholas D’Amato (3E), Alexandra Falcaru e Luca Malecchi (3F) hanno sentito il bisogno di condividere l’esperienza vissuta con i compagni della propria sezione. I loro commossi commenti hanno avuto l’effetto di vere e proprie testimonianze. I ragazzi sono stati a disposizione dei compagni per riflettere e per tentare di dare delle risposte anche se a molte domande ancora non si può trovare una risposta razionale e univoca. I temi affrontati sono stati molti: l’indifferenza, la violenza, il razzismo, il pregiudizio, la brutalità, la guerra e l’ingiustizia.
Gli alunni della classe 3 E, infine, hanno organizzato un evento rivolto a tutti gli studenti della propria sezione durante il quale si sono susseguiti diversi interventi. Gli studenti Martina Chiacchio, Nicholas D’Amato, Elena Di Giovanni, Valentina Lettieri, Ana Maria Pamfil,e Marta Saluto hanno selezionato e poi letto alcuni brani molto toccanti e significativi sull’argomento trattato. L’evento, presentato dall’alunno Samuel Rullo, ha visto la partecipazione del professore Moreno Pasqualone che, in qualità anche di delegato del Preside, ha rivolto agli alunni un vivo apprezzamento e un grande entusiasmo per la qualità di tutto il lavoro svolto oltre che per il grande impegno, per la serietà e la consapevolezza con cui i ragazzi hanno saputo affrontare una tematica così importante ma allo stesso tempo difficile e controversa.
Gli incontri sono stati vissuti con grande emozione sia dagli alunni che dagli insegnanti e indirettamente anche dalle famiglie che spesso hanno letto con i propri figli i libri che sono stati proposti.
Il nostro percorso attraverso la scrittura proseguirà lungo tutto l’anno scolastico e speriamo anche oltre per non dimenticare mai più.
Di seguito il video realizzato dell’alunna Arianna Caldarone della classe 3E.