Pericoli nella rete: incontro con la Polizia Postale all’Istituto Gramsci
I ragazzi delle classi seconde e terze hanno incontrato la Polizia Postale di Latina per parlare di pericoli nella rete: cyberbullismo, adescamento e truffe
Durante la settimana della sicurezza e dei diritti gli alunni delle classi seconde e terze della sezione secondaria dell’Istituto “Gramsci” hanno incontrato la Polizia Postale di Latina per affrontare tematiche importanti legate ai bello e al brutto di internet.
L’incontro è stato organizzato all’interno del progetto d’Istituto “Generazione web responsabile: navigare sicuri contro bulli e cyberbulli” dalla referente per il Bullismo e Cyberbullismo, prof.ssa Marilena Ferraro, ed è stato introdotto dalla vice preside, Prof.ssa Elena Ciriaco.
Due giorni di full immersion nei segreti della rete che spesso traggono in inganno giovani e adulti.
L’Assistente Capo Salvatore Madera e l’Assistente Capo Gino Dall’Armellina del dipartimento di Polizia Postale di Latina, guidato dalla Dottoressa Tiziana Fiorani, hanno incontrato gli studenti dell’Istituto nell’aula magna illustrando i vantaggi e gli svantaggi della rete toccando tematiche delicate; video e testimonianze hanno catturato i ragazzi che sono tornati in classe ponendo molte domande ai docenti e trovando il coraggio di raccontare le loro esperienze che fino ad allora avevano tenuto nascoste per paura e vergogna.
I temi trattati sono stati
Truffa sull’e-commerce (acquisti online) e sul diritto d’autore (scaricare illegalmente musica e film).
Phishing: E’ una particolare tipologia di truffa realizzata sulla rete Internet attraverso l’inganno degli utenti. Si concretizza principalmente attraverso messaggi di posta elettronica ingannevoli.
Adescamento: I ragazzi di oggi vivono immersi nella tecnologia e sempre più si anticipa il loro ingresso nel mondo del web: social network, giochi on-line, blog, mille i modi per “esserci” in un mondo che non si tocca ma che è così vicino al cuore delle nuove generazioni. Fare amicizia, condividere un interesse, innamorarsi, parlare e partecipare alla vita sociale dei propri amici si fa anche attraverso la rete, non sempre comprendendo bene quante persone leggono, vedono, sanno quel che ti accade.
Cyberbullismo: il cyberbullo o la cyberbulla usano telefonino e Internet per ferire e offendere altre persone. Lo fanno attraverso messaggi personali oppure post, condivisioni e altre azioni fatte per umiliare la vittima davanti al pubblico della rete.
L’analisi della Polizia Postale sul Cyberbullismo:
Un’età compresa tra i 10 e i 16 anni, un’immagine di bravi studenti, una competenza informatica superiore alla media, incapacità a valutare la gravità delle azioni compiute on-line: questo l’identikit del cyber bullo, che usa internet per realizzare quello che magari non riesce a vendicare nella vita reale, quello che non ha il coraggio di fare nel cortile della scuola.
Si conoscono tra i banchi di scuola o nella palestra del pomeriggio. Tramite il click del mouse, si sostituiscono ai compagni di classe più timidi sui social network, a nome di altri diffondono immagini e informazioni riservate tramite mms sui telefonini, raccontano particolari personali o dichiarano disponibilità sessuali a nome delle compagne: questi i comportamenti devianti più spesso arrivati all’attenzione degli agenti della Polizia delle Comunicazioni.
Quando dopo una denuncia intervengono gli agenti per fermare azioni di bullismo spesso si hanno delle reazioni di stupore di vergogna e lacrime da parte dei cyber bulli più giovani che ovviamente non si sono resi conto di quanto fosse stato feroce il loro modo di prendere in giro qualcuno.
Il quadro cambia notevolmente con l’avanzare dell’età dei cyber bulli, i comportanti diventano più articolati, più vessatori, più simili ai maltrattamenti ripetuti, agli insulti davanti agli amici tipici del bullismo “reale”.
Numerosi i casi negli ultimi anni, ma nulla vieta di ritenere che i giovani tengano sotto silenzio molte delle prepotenze on-line perché non sanno che esistono leggi per tutelarli e perché in fondo la sofferenza di “leggersi” insultato sul web è motivo di vergogna, è testimonianza di debolezza che non si vuole confessare, nemmeno alla Polizia.