Alla Gramsci si accende la lettura ad alta voce.
Grande partecipazione degli studenti della scuola media per l’iniziativa “Libriamoci. Giornate di lettura ad alta voce a scuola”.
L’Istituto Gramsci anche quest’anno ha aderito all’iniziativa “Libriamoci. Giornate di lettura ad alta voce nelle scuole”, registrando grande entusiasmo e coinvolgimento sia tra gli alunni che tra gli insegnanti.
Dopo le classi seconde che martedì 23 ottobre si sono confrontate con il classico inglese Frankestein è stata la volta delle classi prime.
Giovedì 25 ottobre a partire dalla seconda ora di lezione e fino alla quinta, sul palco dell’Aula Magna si sono avvicendati ragazzi e ragazze delle classi prime che hanno letto “ad alta voce” alcuni brani tratti dal libro “Storie del terrore da un minuto”, edito da Mondadori. Si tratta di settantadue racconti, scritti da alcuni dei più grandi autori della letteratura contemporanea.
L’attività è stata preceduta da un breve filmato “da un minuto”, montato a partire dai disegni che illustrano la storia intitolata “Il vecchio nel dipinto”. I giovani lettori si sono “coraggiosamente” (è davvero il caso di dirlo!) messi in gioco per emozionare i loro compagni con le storie più brevi, terribili e inquietanti che siano mai state scritte ed hanno confermato, ancora una volta, la validità dell’iniziativa alla quale, ormai da diversi anni, il nostro istituto partecipa con grande entusiasmo.
Venerdì 26 ottobre, invece, i ragazzi delle classi terze hanno affrontato la dolorosa tematica della Shoah. Il libro dal quale sono state selezionate le letture è Fino a quando la mia stella brillerà di Liliana Segre. Una testimonianza unica e commovente su uno dei momenti più cupi della storia dell’umanità.
I ragazzi, in un silenzio quasi religioso, hanno ascoltato le parole del libro mostrando una straordinaria partecipazione emotiva.
Al termine della lettura i partecipanti hanno assistito alla visione di alcuni momenti tratti dall’intervista rilasciata da Liliana Segre il 23 settembre nella trasmissione televisiva “Che tempo che fa”.
Liliana Segre nasce nel 1930 in una famiglia milanese di ebrei laici; a otto anni ha dovuto lasciare la scuola a causa delle leggi razziali. A tredici anni è stata catturata e deportata ad Auschwitz, partendo dal tristemente celebre binario 21 della stazione di Milano. Nel lager ha perso il padre e i nonni. Sopravvissuta, ha vissuto con i nonni materni, gli unici rimasti in vita nella sua famiglia. Dopo la guerra ha sposato un avvocato cattolico anche lui un ex deportato, insieme ad altri 600.000 militari italiani, per non aver aderito alla Repubblica sociale.
Da quasi trent’anni è presente nelle scuole per raccontare ai giovani la sua storia e quella di milioni di altri, vittime della “follia del razzismo”. Ha scritto diversi libri di ricordi, sulla vita di una bambina travolta da una storia insensata. “Coltivare la Memoria, è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza. E la può usare” ha detto appena ha ricevuto la telefonata con cui Mattarella le annunciava la nomina a senatore a vita.
E’ presidente del Comitato per le “Pietre d’inciampo” di Milano e per il suo impegno di testimonianza ha ricevuto numerose onorificenze tra cui quella di Commendatore al merito della Repubblica. Un impegno che ha già assicurato di voler proseguire, a 87 anni, anche da senatrice a vita. Ha più volte dichiarato, infatti, di sentire il bisogno di raccontare ai giovani “l’orrore della Shoah … non dimenticando e non perdonando, ma senza odio e spirito di vendetta. Sono una donna di pace e una donna libera: e la prima libertà è quella dall’odio”.
Prossimo appuntamento con la lettura sabato 27 ottobre: siete tutti invitati al contest organizzato dal nostro Istituto per l’iniziativa #ioleggoperchè.