Un ponte di libri per gli alunni della Gramsci!
Gli alunni delle classi 1D, 2 D e 3F sulle orme di Jella Lapman.
Gli alunni delle classi 1 e 2 D e 3F della scuola secondaria di primo grado continuano il loro percorso attraverso le molteplici attività offerte dal progetto lettura d’Istituto conoscendo una figura fondamentale per la cultura europea e non solo: Jella Lepman.
Nel primo dopoguerra, tornata in Germania dalla quale era fuggita perché ebrea, Jella Lapman, intuisce che i libri per l’infanzia avrebbero ridato vita ad un paese che aveva perso qualsiasi capacità di pensiero, straziato dal nazismo che aveva ucciso non solo milioni di persone e devastato paesi, ma aveva bruciato libri negando l’accesso a un pensiero libero. E non solo i libri per adulti, anche quelli per bambini e ragazzi che per 12 anni avevano letto solo propaganda.
Da una prima mostra internazionale del libro nel 1946 a Monaco arriverà alla fondazione della più grande Biblioteca per ragazzi del mondo, la Jugendbibliothek di Monaco – non contenta – darà vita a IBBY – International Board on Books for Young People – perché si vigili e si progetti sulla educazione alla lettura e sulla diffusione di libri di qualità per l’infanzia.
Jella Lepman ha tenacemente lavorato per permettere che le menti di bambini e ragazzi fossero nutrite e lo siano ancora, affinché mai più possa accadere quanto accaduto con il nazismo. Lepman credeva profondamente che la conoscenza tra popoli, tra culture potesse passare attraverso la letteratura, attraverso gli albi illustrati creando veri e propri “ponti di libri” tra i bambini che potranno e sapranno trovare soluzioni diverse alla distruzione e alle guerre, se cresciuti esercitando mente e cuore nel confronto con gli altri. I libri per questo sono straordinari strumenti, messaggeri di pace, finestre spalancate sul mondo e cibo per la mente.
Il messaggio di Jella Lepman ha bisogno di essere riconosciuto e condiviso soprattutto in questo triste momento storico che stiamo attraversando.
La nostra scuola abbraccia l’idea di Jella Lepman che vedeva i libri quali messaggeri di pace, finestre spalancate sul mondo capaci di trasmettere valori quali la tolleranza, il rispetto verso chi è straniero e la curiosità per ciò che è diverso.
Per questi motivi il percorso è partito proprio dalla lettura ad alta voce da parte delle docenti Barbara e Cinzia Pedrazzi dell’albo illustrato La signora dei libri di Kathy Stinson, illustrazioni di Marie Lafrance ed edito da Lapis Edizioni.
L’albo è ambientato a Monaco alla fine della Seconda Guerra Mondiale: due fratellini, orfani di padre, si aggirano tra le macerie alla ricerca di qualcosa da mangiare. Tutto, intorno e dentro di loro, sembra aver perso colore e speranza. D’improvviso la loro attenzione viene attratta da una fila di persone di fronte a un edificio. Pensano possa trattarsi di un posto dove distribuiscono cibo, così decidono di entrare.
La sala che li accoglie è luminosa, piena di bambini e soprattutto di libri: più di quanti ne abbiano mai visti nella loro intera vita, più di quanti ne saprebbero contare. Alcuni sono scritti in lingue sconosciute, ma le illustrazioni lasciano immaginare un mondo di storie magnifiche. Incuriositi, i due fratelli si aggirano tra gli scaffali. Lì incontreranno la Signora dei Libri, che leggerà per loro in tedesco tutti i libri che vorranno, nutrendo il loro cuore e la loro fantasia. Quell’incontro cambierà le loro vite per sempre.
L’approfondimento su Jella Lapman è poi proseguito attraverso la lettura dei libri La rivoluzione di carta di Gigliola Alvisi edito da Bur ragazzi e Un ponte di libri di Jella Lapman.
Quest’ultimo è in realtà un’autobiografia ricca di aneddoti che raccontano la storia di questa donna straordinaria che, con idealismo, forza di volontà, coraggio e determinazione ha lottato per un futuro migliore e per il diritto dei bambini a vivere in un mondo pacifico e libero. Nel libro vengono ricordati anche i suoi compagni di viaggio, travolti dal suo entusiasmo, come ad esempio Eleanor Roosevelt che a proposito del progetto scrisse: «Non possiamo permettere che i bambini crescendo diventino di nuovo nazisti e fascisti e quindi dobbiamo dare loro anche del cibo per la mente».
Per raggiungere il suo obiettivo Lepman scrisse ai ministri e alle case editrici di oltre venti Paesi affinché le donassero dei libri per i bambini tedeschi.
«Gentile signore, questa lettera contiene una richiesta insolita e le chiediamo la sua particolare comprensione. Stiamo cercando delle strade per mettere in contatto i bambini della Germania con i libri per bambini provenienti da tutte le nazioni. I bambini tedeschi non hanno più nemmeno un libro, dopo che la letteratura per l’infanzia del periodo nazista è stata tolta dalla circolazione. Inoltre, educatori e editori hanno bisogno di libri provenienti dal mondo libero per orientarli e far da guida. I bambini non hanno nessuna responsabilità nella guerra ed è il motivo per cui questi libri per loro dovrebbero essere i primi messaggeri di pace».
Proprio dal testo di questa lettera gli alunni hanno realizzato delle mail art.
Le attività laboratoriali si sono arricchite inoltre con la produzione di biografie tridimensionali, lap-book, libri pop-up, istallazioni e caviardage.
La curiosità che ha destato maggiore interesse nei ragazzi è stata quella di scoprire che molti dei testi di narrativa per l’infanzia conosciuti ed amati dai ragazzi venivano ritenuti pericolosi per il Nazismo e di conseguenza bruciati nei roghi pubblici.
Tra questi libri a sollecitare la riflessione è stato uno in particolare La storia del toro Ferdinando che Jella Lepman nel Natale del 1946 riuscì a stampare su semplice carta da giornale, l’unica disponibile in quel momento. La storia venne distribuita in trentamila copie insieme con il quotidiano di Berlino.
Proprio per questo motivo le insegnanti hanno proposto in classe la lettura dell’albo La storia del toro Ferdinando illustrato di Munro Leaf con le illustrazioni di Robert Lawson ed edito da Fabbri Editori e la visione del relativo film animato.
La rivoluzione di carta non si può fermare qui soprattutto oggi che abbiamo più che mai bisogno di credere nel valore salvifico dei libri.